Ieri pomeriggio a L’Aquila, evidentemente sorpresi dalla reazione indignata degli abruzzesi di fronte ad un sopruso come quello che stavano mettendo in atto – ovvero aumentare le tasse ai cittadini per tappare un buco della sanità creato dal loro malgoverno – alcuni membri del centrodestra in Regione hanno rilasciato dichiarazioni farneticanti.

Marsilio ha definito “teppa rossa” i manifestanti, non accorgendosi che in quella definizione ricomprendeva giovani, pensionati, dipendenti pubblici e professionisti, in pratica uno spaccato dell’intera società abruzzese che ieri ha voluto manifestare il proprio malcontento nei confronti di una classe dirigente quanto meno inadeguata.

A seguire ha etichettato come “leggenda” il fatto che 120mila abruzzesi debbano rinunciare a curarsi a causa della disorganizzazione della sanità regionale. Se il dato non fosse drammatico, verrebbe da citare la frase di una famosa canzone di Caterina Caselli: la
verità ti fa male, lo so.

Il presidente romano ha infine attaccato la stampa, che farebbe un uso strumentale dei numeri per rendersi megafono di qualche partito. Forse si riferisce a qualche testata straniera,
perché a livello locale mi è sembrato che i media abbiano fatto il loro lavoro con scrupolo,
dando voce a tutte le parti in causa.

Peggio hanno fatto altri esponenti della maggioranza, parlando di fantomatici “agenti spintonati e travolti”. Per fortuna sono stati smentiti dalla stessa questura, che ringrazio per il lavoro svolto.

Il consigliere Di Matteo ha invece fatto ricorso ad un presunto danno d’immagine arrecato dai manifestanti, che egli definisce “ultras e reduci di Bella ciao”. Il vero danno d’immagine lo sta arrecando questa maggioranza, che ha ridotto la sanità abruzzese a una delle peggiori d’Italia e ha lasciato l’aeroporto regionale a languire per lunghissimi mesi.

La sintesi di queste dichiarazioni è che il centrodestra ha perso la testa davanti a una contestazione civile e pacifica e si è rintanato in un bunker per deliberare sulle sue politiche scellerate. E’ troppo comodo governare nel chiuso dei palazzi per poi ricordarsi dei cittadini soltanto sotto elezioni: riacquistino un minimo di dignità e si dimettano.

A Marsilio dico: accettasse un confronto davanti a un giurì d’onore, con il doppio del tempo
a disposizione e tutti i comunicatori che vuole al suo fianco. Io sono pronto.

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