Il Ministero dell’Ambiente ha risposto alla mia interrogazione relativa alla legittimità dell’operato di SOGIN con riferimento all’assegnazione al dott. Giuseppe Bono della direzione della Funzione «Regolatorio Autorizzazioni e Istituzionale» di SOGIN, posizione di elevata strategicità.

Di seguito il testo integrale dell’interrogazione:

Per sapere – premesso che: Sogin SpA è la società pubblica, con unico azionista il Mef sotto la vigilanza istituzionale del Mase, responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare, nonché della realizzazione del deposito nazionale; a giugno 2022, visto l’articolo 34 del decreto-legge n. 73 del 2022 convertito nella legge n. 122 del 2022, è stato disposto il commissariamento di Sogin e, il 4 agosto 2023 è stato nominato un nuovo CdA e designato il dottor Gian Luca Artizzu amministratore delegato, il quale, in quella che sembrerebbe l’elusione del principio di separazione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo e funzioni di gestione amministrativa proprie dei dirigenti, che trova il suo fondamento nell’articolo 97 della Costituzione, assegnava a proprio staff i Responsabili delle funzioni «Regolatorio, Autorizzazioni e Istituzionale», «Ingegneria e Radioprotezione», «Decommissioning Project Planning», «Legale e Societario», «Procurement & Contract», «Comunicazione e Sostenibilità» e «Personale Organizzazione e Servizi», senza poteri procuratori, così che ogni ufficio passava sotto la sua diretta responsabilità, con il presidio curato da vice direttori; tale situazione si è protratta per ben circa due mesi, sino all’adozione da parte del dottor Artizzu della nuova macrostruttura aziendale; il 19 settembre 2023 l’amministratore delegato Artizzu, disponeva l’assegnazione al dottor Giuseppe Bono della direzione della Funzione «Regolatorio Autorizzazioni e Istituzionale», posizione di elevata strategicità in quanto si tratta di un ufficio chiamato a gestire i rapporti con gli organismi di regolazione, in particolare l’ARERA, elaborando le posizioni assunte dalla società e promuovendole per la remunerazione delle attività istituzionali riguardanti il decommissioning, la localizzazione e realizzazione del Parco tecnologico e il Deposito nazionale e delle relative attività; a quanto consta all’interrogante il Bono era stato in servizio presso la Sogin, categoria «quadro», dal dicembre 2011 all’aprile 2014; il suo contratto veniva ceduto al GSE SpA, per essere distaccato sino al dicembre 2018 presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico e nel 2020 la Sogin aveva formalizzato l’eventuale suo rientro, senza mutazioni del trattamento economico e giuridico e comunque subordinato alle esigenze societarie; al contrario, risulta all’interrogante che il ritorno in Sogin del Giuseppe Bono e la sua rapidissima assegnazione a ruolo apicale sarebbero avvenute in assenza di atti istruttori che ne attestassero la necessità e urgenza, senza accertare l’impossibilità di reperire all’interno di Sogin di profili adeguati ai fabbisogni organizzativi e con un significativo aumento stipendiale ed un miglioramento dell’inquadramento di categoria; risultavano in servizio diversi dirigenti in attesa di incarico e ben 11 dipendenti affidatari del ruolo di vicedirettore, dotati di importante expertise professionale e profonda conoscenza dei processi aziendali, ai quali non è stato assegnato alcun incarico di responsabilità:

se il Governo e, in particolare il Ministro vigilante, abbia promosso o intenda effettuare le doverose verifiche sull’operato e gli atti adottati da Sogin SpA, volte ad accertare la legittimità e la conformità della riacquisizione lavorativa di Giuseppe Bono e dell’assegnazione al medesimo dell’incarico di direttore della Funzione «Regolatorio », con particolare approfondimento circa: la sussistenza dei presupposti normativi e amministrativi della vicenda; l’istruttoria del caso, ove svolta, finalizzata a neutralizzare il rischio di arbitrarie discriminazioni delle competenze ed esperienze dei dipendenti in servizio; l’adeguatezza del profilo curriculare del Bono rispetto all’incarico assegnatogli; il riconoscimento o meno al Bono di un significativo aumento stipendiale e un miglioramento dell’inquadramento di categoria, tale da esporre la Sogin al rischio di controversie interne legate a fattispecie di demansionamento e dequalificazione delle figure dirigenziali in organico; il rispetto delle norme in materia di anticorruzione, trasparenza ed evidenza pubblica.

POLITICA31 Gennaio 2024 17:54

Sogin, D’Alfonso (Pd) invoca intervento della Corte dei Conti: “Raggirata figura giuridica ministero”

Da AGEEI Agenzia stampa energia e infrastrittite

“Noi abbiamo un soggetto strumentale dei nostro ordinamento, Sogin, che nell’ambito della sua riorganizzazione individua una risorsa umana il dottor Bono, che si è messo in cammino verso altre realtà istituzionali, a un certo punto viene richiamata questa figura e riceve un tale carico di lavoro, di ruolo, di inquadramento giuridico da far coltivare il legittimo sentimento della gelosia, dell’invidia, della competizione, a tutti gli altri che erano in attesa di poter essere utilizzati idoneamente come prevede l’ordinamento. La domanda che abbiamo posto è: è immaginabile che il trattamento del Dottor Bono venga riservato a tutti? È la ragione per la quale dal Medioevo a oggi noi abbiamo generato una evoluzione del diritto per fare in modo che la par condicio sia il vero cognome dell’ordinamento. La parità di trattamento attraverso l’istruttoria, la comparazione dei titoli, le attrezzature curriculari, la valutazione esperienziale non è accaduto questo perché è andato in onda un trattamento amicale, dove fiduciarietà non vuol dire amicalità. Benedetto da Norcia diceva che se si lasciano persone senza carichi di lavoro si generano atti impuri, a Sogin c’è il rischio di atti impuri”. Lo ha detto Luciano D’Alfonso del Pd esponendo in Commissione Ambiente della Camera le ragioni che lo hanno portato a presentare un’interrogazione sulla Sogin e in particolare sulla nomina di Giuseppe Bono a direttore del regolatorio della società.

Qui l’interrogazione presentata

D’Alfonso si è poi detto “insoddisfatto della ricostruzione fattuale” del viceministro Vannia Gava secondo la quale “Giuseppe Bono è ampiamente in possesso di tutti i requisti di competenza ed esperienza professionale a garanzia delle tematiche da trattare in ragione delle funzioni assegnate e dell’inquadramento come quadro-manager”, ha spiegato nel corso della risposta in Commissione.

Secondo l’esponente Pd infatti “il passaggio ad altro soggetto di lavoro senza consentire quando rientra costui di cui stiamo parlando (Bono, ndr), deve essere consentito agli altri che sono rimasti, la parità di condizione, di valutazione di istruttoria. Undici vice direttori privi di utilizzo rappresentano anche un potenziale danno erariale – ha detto D’Alfonso -. Questa persona che dispone di sicuro di una luce immagino fiduciaria, di sicuro accompagnata da amicalità nel momento in cui prende a sé ogni carico di lavoro fino ad occuparsi dell’attività regolatoria, crea all’interno dell’ente, del datore di lavoro, dello spazio giuridico una differenza di trattamento che a mio avviso produce anche disvalore, anti-giuridicità. Allora chiedo al ministero vigilante: avete vagliato qual è la dotazione di risorse umane all’interno di quello spazio giuridico? Non c’erano altri rimasti in esercizio di attività che potevano essere utilizzati? Perché questo trattamento differenziato? Una cosa dice l’ordinamento italiano: quando si assumono risorse nello spazio giuridico del bilancio del nostro ordinamento va data la stessa possibilità a tutti, soprattutto quando l’ente di cui si sta scrivendo non è un ente che organizza concerti sulla Maiella ma bonifiche, un’attività a rilevantissimo interesse pubblico. Ecco perché non si può organizzare l’amicalità ma vanno organizzate le competenze e la dirittura dei doveri. Per questo dico che c’è totale insoddisfazione e secondo me è stata raggirata anche la figura giuridica del ministero. Servirebbe un’attività introspettiva anche chiedendo al magistrato delegato della Corte dei Conti qual è lo stato esatto dei fatti”, ha concluso D’Alfonso.

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