Domattina, prima dell’alba, insieme ai Sindaci e agli amministratori locali dei comuni interessati, partiremo alla volta di Matera,  con l’obiettivo di riportare a casa la ricetta giusta per recuperare a nuova vita l’intera vallata del fiume Lavino, con l’istituzione di un Parco botanico, all’interno del Geopark Unesco della Maiella, che sia degno delle attenzioni delle istituzioni e del flusso turistico di tutta Europa. Un progetto ambizioso che domani vedrà la sua prima tappa esplorativa, fuori regione nella città  dei Sassi, dichiarati Patrimonio dell’Umanità nel ‘93 e tornati al loro antico valore dopo decenni di abbandono e di degrado.


La trasferta didattica che ho voluto promuovere vedrà la partecipazione dei Sindaci e degli amministratori locali di San Valentino in Abruzzo Citeriore, Abbateggio, Roccamorice, Lettomanoppello e di alcune figure dell’attivismo sociale e comunale di Scafa. Con noi, inoltre, i vertici Aca di Pescara la Presidente Giovanna Brandelli, il Vicepresidente Donato Di Matteo e il Direttore Generale Marco Santedicola, il presidente dei Borghi più belli d’Italia di Abruzzo e Molise, Antonio Di Marco, ed una equipe tecnico-accademica  composta, tra gli altri, dall’architetto Nicola Di Battista e dal professor Lorenzo Pignatti del Dipartimento di Architettura di Pescara. 


Alle 11.30 saremo accolti dal sindaco di Matera Domenico Bernardi e dal Presidente della Regione Basilicata, il generale Vito Bardi. A introdurci alla scoperta della straordinaria vicenda dei Sassi di Matera saranno il padre della Legge Sassi dell’86, l’on. Vincenzo Viti, i Sindaci emeriti  Salvatore Adduce e  Raffaello De Ruggieri, il direttore della Fondazione Matera 2019 Giovanni Oliva.


Andiamo a Matera  per capire come in concreto  le idee sono diventati fatti e per farne tesoro. Furono prima Togliatti e poi De Gasperi a definire Matera nel dopoguerra “infamia” e “vergogna nazionale”. Secondo lo scrittore Carlo Levi, lì Cristo non era mai arrivato perché si era fermato a Eboli.
Ma l’intera classe politica locale e nazionale seppe dare prova di riscossa recuperando, non senza difficoltà e aggiustamenti, l’antica grandezza dei Sassi dichiarati prima Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e, poi, Capitale europea della Cultura nel 2019.
Matera rappresenta un caso riuscito di progetto ambizioso pensato nel corso di decenni. E’ un modello da imitare per il nostro cammino di recupero di quel rettangolo strategico, di significato storico e di bellezza, che procede da Scafa fino a Santo Spirito a Maiella, lungo la spina dorsale del fiume Lavino, con le realtà abitate da valorizzare di Lettomanoppello, Roccamorice, Abbateggio, San Valentino e Scafa.
Un patrimonio culturale immenso costruito dal duro lavoro dei minatori della Maiella che, tra il 1840 e il 1956, scavarono la roccia per estrarne bitume e consegnarlo all’industria asfaltifera nazionale e di mezza Europa. Un percorso di miniere, di cavità e di sentieri nelle viscere della Montagna Madre abruzzese che attende ancora di essere organicamente recuperato e restituito alla collettività, anche come sito da mettere a frutto con il turismo sostenibile nel cuore del Geoparco Mondiale della Maiella istituito lo scorso anno dall’Unesco.  
Dobbiamo ricucire tutti gli elementi di significato di questo luogo e trovare anche dei garanti che si rendano protagonisti, a mio avviso potrebbe esserci Elio Di Rupo, l’ex Primo Ministro del Belgio originario di San Valentino, che potrebbe fare in modo che anche l’Europa si accorga del grande significato di questo spazio. Il senso del nostro viaggio a Matera vuole funzionare come un Sinodo costruito sullo spostamento e, soprattutto, sulla presa di coscienza di un’esperienza reale. Da Sabato, a Matera, ci poniamo un obiettivo ambizioso. Possiamo farlo perché le risorse ci sono e anche le volontà. Se non riusciamo a fare questo, abbiamo l’onere di rendere visibile una vera e propria decadenza morale.

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