Il gigantismo accusatorio e l’emotività accusatrice, alla luce della conclusione della vicenda, hanno tolto all’Abruzzo una delle sue migliori competenze

Si è svolta presso la mia Officina la conferenza stampa avente ad oggetto l’assoluzione di Luciano D’Amico.

Luciano D’Amico, all’epoca dei fatti magnifico rettore dell’Università di Teramo, fu accusato dei reati di peculato e di indebita percezione di somme ai danni dello Stato, per aver ricoperto il doppio incarico di rettore e presidente, prima del Cda di Arpa spa e successivamente, durante la Giunta regionale 2014-2019, per la sua nomina, svolta gratuitamente, al vertice di Tua s.p.a.

Alla presenza dei giornalisti intervenuti, ho prospettato la necessità di costituire un’associazione denominata “Articolo 358” composta da giuristi, professori universitari ed operatori del diritto, proprio in onore dell’art. 358 del c.p.p. che fa obbligo in capo al P.M. di ricercare le prove anche a favore dell’indagato.

Ho affermato che la giurisdizione operante nel Tribunale di Teramo ha assolto, perché il fatto non sussiste, il Rettore emerito Luciano D’Amico e ritengo opportuno sviluppare questa conferenza stampa perché il mio nome risulta due volte nel dattiloscritto degli atti giudiziari, in una specie di declaratoria freudiana tra Luciano D’Alfonso e Luciano D’Amico, ciò poiché nominai io, in qualità di Presidente della Giunta Regionale Luciano D’Amico Presidente di TUA S.P.A., intuizione di successo.

Il gigantismo accusatorio e l’emotività accusatrice, alla luce della conclusione della vicenda, hanno tolto all’Abruzzo una delle sue migliori competenze.

La lavorazione accusatrice si è rilevata destituita di ogni fondamento, in quanto l’assoluzione è stata pronunciata con formula piena.

Non solo la condotta non è stata da questi tenuta, ma nemmeno l’evento prospettato dall’accusa come reato si è mai verificato.

Avevamo il diritto di averlo ancora come presidente di Tua. Qualcuno dovrà risarcire i danni, perché non è vero che non è accaduto nulla. Qui si è impedito a un cittadino bravo, chiamato dall’ordinamento a fare il presidente di una società importante qual è quella che dà diritto ai trasporti, di poterlo fare, perché circondato da un mantello accusatorio, da parte dei soliti avversari e pozzangheristi, che si è rivelato pieno di niente.

Durante una sessione di convegnistica, nel quadro di alcuni curriculum è stato messo in evidenza quello di Luciano D’Amico, quale figura di esperto nel mondo del credito, ed è stata espressa la volontà di nominarlo, ma il Testo Unico bancario vieta la possibilità di nominare gli indagati.

Si dovrebbe fare a monte un procedimento di discernimento. Auspico che questa vicenda sviluppi una capacità di insegnamento, quasi una capacità rieducativa. 

È necessario prospettare una giustizia nel percorso accusatorio. Dagli anni ’90 ad oggi si dovrebbe sviluppare uno studio scientifico-statistico su quanti impianti accusatori si sono concretizzati in sentenze assolutorie di tale portata.

Noi faremo nascere un’associazione in Abruzzo, associazione 358, è necessario accendere luce su questo articolo, lavorare per un sistema di giustizia nel quale si cerchino anche prove a favore dell’indagato.

conferenza stampa


da Rete8
dal quotidiano Il Centro
dal quotidiano Il Messaggero

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