SI ORGANIZZI UN SOPRALLUOGO E SI DIA ALLA STRUTTURA IL PERSONALE NECESSARIO

Pur esprimendo riconoscenza nei confronti della persona, non posso dirmi soddisfatto della risposta
data questa mattina nell’aula di Montecitorio dal Ministero della Giustizia – attraverso il sottosegretario Andrea Ostellari – a due mie interrogazioni riguardanti la casa lavoro di Vasto. I dati riportati sono parzialmente corrispondenti alla realtà, ma ho colto un impegno di dettaglio che va riconosciuto.

Le case di lavoro sono un problema in generale ma a Vasto, in particolare, sono una bomba esplosiva per la non corrispondenza di risorse umane assegnate e per l’alto numero di confinati. La capienza dovrebbe essere di 75 unità, qui ce ne sono stati fino a poco tempo fa ben 180.

C’è un allarme sul piano del personale che ci lavora; c’è un allarme per chi vi è confinato; c’è un allarme per l’amministrazione comunale di Vasto, che non riesce a coprire col proprio intervento sussidiario le emergenze rilevate; e c’è un allarme per l’ordinamento sanitario vastese e per la comunità.

Mi è sembrato giusto intervenire, anche grazie alle segnalazioni del sindacato e della Conferenza episcopale abruzzese e molisana.
Ho chiesto dunque al sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari di arricchire il suo dossier con
un sopralluogo – al quale do sin d’ora la mia disponibilità a partecipare – facendo in modo che la
struttura sia bersaglio di un progetto di recupero mediante prodotti formativi di reinserimento, in
collaborazione con gli enti locali, il mondo accademico e il terzo settore. Egli ha accettato il mio invito e ha promesso che verrà.

Con le mie interrogazioni richiedevo un sollecito intervento del ministro sull’istituto delle case di
lavoro, che erano nate con l’intento di favorire, attraverso il lavoro, il reinserimento sociale di
persone che hanno commesso reati ed espiato una pena ma sono ritenute ancora pericolose per la
società, e che di fatto sono del tutto inadatte e prive di personale numericamente e professionalmente adeguato.

Recentemente, gravi fatti sono accaduti nella casa di lavoro di Vasto in Abruzzo, dove risulta che i
poliziotti penitenziari e altri operatori sono stati oggetto di ripetute violente aggressioni. La struttura penitenziaria di Vasto è nata nel 1987 per ospitare, in 25 celle distribuite su tre piani, 75 detenuti di media sicurezza; poi il numero è stato elevato a 150 e poi ancora a oltre 180.

Nel 2013, con decreto ministeriale l’istituto è stato trasformato in casa di lavoro con annessa sezione
circondariale, senza, però che venissero determinate le auspicate condizioni, normativamente orientate dalla legge n. 81 del 2014, di configurazione delle nuove attività lavorative destinate agli internati e volte al reinserimento sociale degli stessi.
Progressivamente, negli anni, la casa di lavoro ha subito un vero e proprio depauperamento di risorse umane e, quindi, di servizi erogati, che ha comportato una carenza dell’organico del personale di polizia penitenziaria, costringendo gli agenti in servizio a svolgere turni prolungati, ben oltre le otto ore contrattualmente definite, carenza dei servizi specialistici di assistenza, e la mancata assegnazione di un direttore titolare della sede penitenziaria, che ha comportato successive designazioni ad interim da parte di titolari di altre sedi. La carenza di personale – in particolare di figure specializzate in assistenza ai detenuti, ai malati psichiatrici e ai tossicodipendenti – acuisce in maniera particolare le problematiche all’interno di questi centri e rende estremamente difficoltoso gestire gli episodi, sempre più numerosi, di intemperanze commesse da parte degli internati.

E’ evidente che l’amministrazione comunale di Vasto non può essere lasciata sola nel cercare di
effettuare, nei limiti delle sue competenze, qualche intervento che migliori la fruibilità della struttura, come ha fatto fino adesso, ma è quanto mai urgente un intervento radicale da parte di tutti i livelli istituzionali.

A tal fine chiedevo se il Ministro interrogato fosse a conoscenza dei fatti esposti e, per quanto di
competenza, come intendesse attivarsi affinché vengano assicurate condizioni adeguate nella casa di lavoro di Vasto, restituendole dignità e garantendo la sicurezza di tutte le componenti della comunità penitenziaria attraverso la dotazione di una direzione titolare, il rafforzamento delle forze di polizia penitenziaria e delle unità dedicate ai servizi specialistici di assistenza alla persona e, nel
contempo quali iniziative normative intendesse adottare per una riforma dell’istituto delle case del
lavoro finalizzate a consentire un effettivo reinserimento degli internati nella società dando piena attuazione all’articolo 27 della Costituzione.

Il Messaggero

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