Nei primi mesi del 2003 il Comune di Pescara si fece sfuggire per pochi euro l’acquisto dell’area dell’ex galoppatoio a causa di un’offerta insipientemente sottodimensionata nell’ambito dell’asta giudiziaria indetta per assegnare la proprietà dello spazio verde. La giunta comunale dell’epoca vedeva tra i suoi assessori l’attuale sindaco, con il ruolo di assessore lungamente predestinato. Adesso lo stesso assessore di ieri e sindaco protratto viene a magnificare l’esproprio di quell’area che, in un tempo futuribile (bisognerà ripulirla e aggiustarla per la frequentazione) verrà riportata alla fruizione pubblica. Inoltre quel terreno in quella consiliatura discussa venne anche generosamente condonato da una curiosa e colpevole coincidenza di interessi: istruttori e condonisti coincidevano, nella generale indifferenza disinteressata. Quel condono furtivo venne revocato dalla mia azione di governo, accompagnato nella difficilissima operazione di revoca dall’indimenticabile notaio Gianni Bulferi, mio consulente e soprattutto inflessibile difensore del futuro della città.

L’ assessore di ieri e sindaco protratto “dimentica” però di dire che, se oggi è stato possibile espropriare quei 15mila metri quadrati (sui 50mila complessivi), è anche grazie al vincolo di inedificabilità stabilito dalla mia giunta quando ero sindaco di Pescara. In pratica abbiamo “congelato” l’utilizzo di quel terreno e abbiamo posto le basi per la riconsegna alla pubblica utilità.

Va ricordato che l’attuale giunta municipale si è segnalata in questi 60 mesi per la guerra serrata che ha condotto contro il verde cittadino: autoattribuirsi meriti in questo settore è come dire che Dracula sarebbe un ottimo presidente dell’Avis.

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