Nella cultura popolare l’Abruzzo è associato alle greggi e alla loro transumanza lungo i tracciati dei tratturi antichi. Una consuetudine che è stata all’origine della ricchezza di non pochi paesi montani della nostra regione, fiorenti di bellezze artistiche realizzate coi proventi della vendita dalla lana. Questo nel tempo dei nostri nonni; ancora oggi, tuttavia, assistiamo a transumanze di certuni belanti e pasturanti che svernano nell’Emiciclo all’Aquila per cicli quinquennali, inesauribili almeno nei loro voti. Si tratta di una singolare transumanza che non impegna sentieri di centinaia di chilometri, ma rapidi balzi da una fila all’altra degli scranni riservati agli eletti del centrodestra, ovvero gli stazzi affidati in commenda a un pastore capitolino senza simiglio, il presidente tuffatore Marco Marsilio.
Gli emblemi di quelle fila, un tempo distintivi di partiti politici con differenti programmi e valori, ora sembrano essere analoghi ai marchi di capi di abbigliamento che si infilano e si sfilano a seconda del consumarsi delle mode. La coerenza appare virtù ignota, salvo nell’idea vaga che essa consista nell’attitudine a stare sempre dalla parte di chi può incassare più voti e, quindi, più seggi nella prossima assegnazione dei pascoli ovvero, di questi tempi, nel calcare le orme tracciate dalla Meloni e dai suoi fratelli, e congiunti.
Sorge, però, un problema. I grafici che lavorano nelle tipografie rischiano di perdere la trebisonda. Riaperti i files per le lavorazioni dei manifesti realizzati per le precedenti elezioni regionali, non riescono a trovare un candidato sostenitore di Marsilio che si presenti oggi col simbolo con cui si era sottoposto al giudizio degli elettori 5 anni fa. Questo provoca nei tipografi uno stordimento: so che stanno preparando una lamentela collettiva in ragione del fatto che c’è questa giravolta spaziale di collocazioni. Che cosa possiamo pensare che accadrà nei prossimi cinque anni ad opera di questi girovaghi e balzellanti transumanti? Quanti e quali altri salti di fila dovranno subire i banchi dell’Emiciclo, pur riassicurati contro i rischi di sisma?
Per parte mia, mi rendo disponibile a fare una riunione con il personale delle tipografie che vive la sofferenza di non avere mai la certezza su quali siano i simboli sotto i quali mettere costoro. Cerco di fare la mia parte per aiutare serenità e fiducia, ma non posso evitare la domanda: qual è il fattore dicibile per cui alcuni cambiano partito nei 40 giorni che precedono la campagna elettorale? Restiamo fiduciosi in attesa di risposta, possibilmente prima del 10 marzo.

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