Secondo il  Governo – informato dalla Prefettura di Chieti della tribolata vicenda del Prg di Atessa – visto che alla fine il Commissario ad Acta è arrivato, tutto è bene quel che finisce bene: mi dispiace, ma  questa non è una risposta soddisfacente. L’ho dichiarato a chiare lettere stamattina, in Commissione Affari Costituzionali, nella mia replica alla risposta  che il sottosegretario al Ministero dell’Interno Ivan Scalfarotto, intervenuto in rappresentanza del Governo, ha dato alla mia interrogazione sul controverso caso della Variante al Prg di Atessa e della nomina del Commissario, prima bloccata e poi concessa dalla Regione Abruzzo.  Ho riferito al rappresentante del Governo che in questa vicenda contraddittoria probabilmente c’è stata un’attività di pressione sugli uffici regionali che deve essere approfondita per il bene del nostro Ordinamento.


La risposta di Scalfarotto, elaborata sulla base di un’informativa dettagliata dalla Prefettura di Chieti, ha chiarito che certamente bene ha fatto il Consiglio comunale di Atessa, lo scorso gennaio, a chiedere alla Regione la nomina del Commissario ad Acta per l’approvazione della variante al Prg, a causa dei conflitti d’interesse di 15 consiglieri su 17, risultati titolari dei terreni e degli immobili interessati dalle nuove prescrizioni urbanistiche. Ma la risposta è proseguita poi, con mero spirito notarile, limitandosi a prendere atto del dietrofront della Regione che, dopo aver bloccato la nomina del Commissario (a seguito di una “richiestina” firmata da quattro consiglieri comunali di opposizione) a metà marzo l’ha finalmente autorizzata.


La risposta del Governo non ha soddisfatto l’esigenza conoscitiva che ho sollevato. Non si è  soffermata sulla vera questione da approfondire: le ragioni della condotta contraddittoria che la Regione Abruzzo ha tenuto nell’arco dei due mesi trascorsi tra la richiesta (prima bloccata) e la nomina (poi autorizzata) del Commissario ad Acta.
Sono due le anomalie in contraddizione di questa vicenda. La prima: come mai quattro consiglieri comunali di opposizione, poi diventati due, riescono a prevalere con una letterina sul Consiglio comunale che, con atto tipico, aveva deliberato la richiesta di commissariamento? Gli Enti e le istituzioni parlano per atti giuridici: le letterine possono convincere rapporti amorosi, o possono far cura d’interessi privati, ma non possono avere rilievo dal punto di vista del pronunciamento istituzionale fino addirittura a determinarlo”.
L’altra anomalia  è che quando la letterina ha assunto finalmente la forma di un ricorso al Tar, la Regione invece di mantenere ancor di più la linea dispettosa originaria ed evitare la nomina, cosa fa? Contraddice se stessa e nomina il Commissario. Questa è la vera questione che anche attraverso la storica competenza della Prefettura di Chieti era e resta il caso di approfondire.
Perché a  L’Aquila i dirigenti hanno fatto zig-zag? Probabilmente c’è stata un’attività di pressione sugli uffici regionali che in un prima fase è stata efficace. Del resto, uno dei consiglieri di opposizione firmatari della letterina e del ricorso aveva assicurato prepotentemente,  in Consiglio Comunale, che avrebbe fatto l’impossibile e oltre per bloccare la procedura di nomina del Commissario.


Ho richiesto al rappresentante del Governo la necessità di convocare un approfondimento perché le ragioni del diritto non siano mai più oggetto di trattativa, di negoziato, di telefonate, di bigliettini e di pizzini. Non è accettabile che l’Ordinamento non possa contare sul valore degli  atti tipici deliberati dagli organi che esso stesso ha istituito.

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