Occorre la motivazione per far parte della squadra di governo. Questo è ciò che auguro al mio collega in Senato, Gianluca Castaldi, nominato Sottosegretario di Stato, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per i Rapporti con il Parlamento.

Provo compassione, invece, per un tale che, sapendo di non essere mai stato nella lista dei Sottosegretari, alla fine si è ridotto a lavorare affinché in essa, se non altro, non figurasse nessun altro abruzzese.

Ho detto compassione ed è così; non nutro alcun rancore, lo sottolineo con forza e nettezza. In questo mi aiuta la mia conoscenza della Politica, non solo quella praticata, ma anche e sopratuttto quella studiata. Penso a quanto scritto dal padre della Scienza politica, a Niccolò Machiavelli, e dunque all’evidenza che la politica è anche “guerra”, oppure alla celebre massima di von Clausewitz secondo cui la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. In qualche modo accade che guerra e politica agiscano nella medesima dimensione, la dottrina ce lo insegna e la prassi ce lo dimostra, persino con eccessi di evidenza.

In questo caso specifico voglio solo precisare, anche per favorire una ricostruzione di quanto accaduto negli ultimi giorni, che il mio nome figurava tra i 42 Sottosegretari di Stato in procinto di essere nominati fino alle 6 del mattino della giornata del 13 settembre.
Poi è accaduto che alcune circostanze si siano incrociate e che un nome sia divenuto più funzionale di un altro: diciamo che è normale rispetto ai canoni, ai meccanismi e alle dinamiche della politica.
Seguendo questi principi io non ho mai pensato di creare problemi a chi è stato in competizione con me, anche se non posso dire lo stesso di altri, che hanno dedicato molto tempo ed energia e inventiva per suscitare delle difficoltà al mio cammino.

Penso al 2004 e al 2005, quando, anche all’interno della mia parte politica, ci furono persone che si dedicarono a produrre la legge anti-D’Alfonso, che mi impedì una candidatura, con l’intenzione di aumentare le loro possibilità nella loro corsa elettorale. Arrivò però il “papa straniero”, con mio straordinario dispiacere, soprattutto sul piano umano.
Queste persone agirono come“orologiai”, così li definii: invece di attivarsi nel lavoro fruttuoso, pensarono di dedicarsi ad una lotta sorda. Tempo perso per tutti. Analogamente alcuni consiglieri comunali si adoperarono contro di me nel periodo in cui fui sindaco di Pescara, favorendo le condizioni per una dolorosa vicenda giudiziaria che poi si concluse in un nulla di fatto per quelli che l’avevano promossa. E non fu quello il solo caso, ci sono state altre storie di questo genere, ma io alla fine sono stato sempre assolto.

Per tornare alla formazione del nuovo governo, comunque, non sono dispiaciuto sul piano personale. Senz’altro ammetto che sarei stato molto felice di poter essere d’aiuto all’agenda per l’Abruzzo. Tuttavia continuerò a fare tutto quello che posso in questo senso svolgendo al meglio la funzione che svolgo in Senato, in particolare nel ruolo di capogruppo della Commissione Finanze, utilizzando ogni spazio consentito e disponibile. Mi adopererò, soprattutto, per favorire l’incremento della dotazione infrastrutturale, di cui la regione ha urgente bisogno, a partire dalla necessità di far partire i lavori di cantiere per il potenziamento ferroviario della Pescara-Roma, per rafforzare la sicurezza degli invasi idrici, e per porre attenzione alla fragilità dell’edilizia scolastica, che ha bisogno di rilevanti finanziamenti. Sotto questo aspetto mi adopererò perché nel progetto Casa Italia si aggiungano Lanciano, Atri e Penne a Sulmona.

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