Il DL Semplificazioni deve inaugurare una stagione di cambiamenti profondi del nostro modello di organizzazione della PA.
I tempi dei procedimenti amministrativi vanno ripensati, poiché i trenta giorni canonici occorrenti dalla legge 241 del 1990 fanno parte di un’altra epoca, visto che sono passati trenta anni da quella che è stata rubricata al tempo come una rivoluzione.
Le responsabilità delle istruttorie nel lavoro amministrativo vanno riconfigurate: l’omissione e il ritardo vanno resi oggetto di sanzione rigorosa automatica.
I contratti di lavoro vanno adeguati idoneamente, in coerenza con la pretesa di lavoro efficace e risoluto.
Ogni decisione pubblica complessa, assunta efficacemente, va trattata alla stregua di un risultato aziendale da indennizzare.
Viceversa le decisioni risultate inefficaci e inconcludenti devono fare curriculum impeditivo per le eventuali progressioni di carriera.

Vanno ricostituite le competenze professionali nella PA, anche per quantità commisurate ai carichi di lavoro sopravvenuti, attraverso un piano straordinario di nuove assunzioni di risorse umane qualificate, valorizzando le esperienze lavorative delle imprese contraenti con la stessa PA e le notevoli capacità prodotte dal sistema di selezione della ricerca e delle università del nostro Paese. Serve potenziare la capacità di formazione continua a di qualità sfidante del personale dedicato alla decisione pubblica territoriale e centrale.

Solo a queste condizioni il DL semplificazioni faciliterà il processo di utilizzo delle notevoli risorse finanziarie messe in campo dall’Ordinamento delle nostre Istituzioni

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