Anche dodicimila euro per un volo, un grande ostacolo, per molti, il sogno del ritorno nel proprio Paese di origine, l’Italia, in tempi di pandemia. Una situazione non tollerabile, ho scritto una lettera ad Alessio Quaranta, direttore generale Enac, l’Ente nazionale aviazione civile, e al pentastellato Luigi Di Maio, ministro degli Affari Esteri, per richiedere la verifica dell’utilizzo dei fondi europei per il rimpatrio dei cittadini italiani nel mondo.
In questo periodo di emergenza sanitaria sono stato contattato da molti cittadini collocati nei Paesi del mondo, che hanno manifestato la volontà di fare rientro ma l’impossibilità a far fronte alle gravose cifre economiche richieste dalle compagnie aeree: è impensabile ed immorale che a una famiglia con due figli minori a carico vengano chiesti 12 mila euro per poter tornare dal Sud America in Italia. E potrei citare molti altri casi di diverse realtà.
Mi permetto di suggerire di tenere in considerazione la possibilità di usufruire dei fondi del meccanismo europeo di protezione civile. Fondi che hanno già permesso ad altri paesi dell’Unione Europea di far tornare nei rispettivi Paesi oltre 60 mila cittadini.
Credo sia un’occasione preziosa che non possiamo permetterci di non cogliere.
La richiesta di prezzi così elevati per titoli di viaggio in questo momento di difficoltà è veramente inaccettabile, poiché è la dimostrazione della prevalenza dell’interesse economico sui diritti dei nostri cittadini e non possiamo permetterci assolutamente che possa verificarsi una condizione così crudele.
Ritengo che la situazione sia divenuta improcrastinabile e i nostri connazionali all’estero meritano di avere risposte concrete adeguate ai loro problemi e nessuno può essere lasciato a se stesso in questa fase è così difficile dell’emergenza.
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