Stefano Trinchese prorettore alle relazioni culturali dell’Università di Chieti – Pescara ha voluto mettere in luce nell’approssimarsi delle festività che la fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore ha un limite dimensionale: non ci permetterà di diventare una grande città.
In una intervista a un canale telematico universitario il professore ha aggiunto che del resto la stessa Roma nelle dimensioni non è paragonabile a Istanbul, la vera grande città mediterranea alla quale egli ha dedicato alcuni bellissimi studi.
Non si può non convenire, è così.
L’intervento sarebbe stato ancora più meritevole, se Trinchese avesse sottolineato che la fusione non porterà maggiori risorse, non ci permetterà di ricevere più finanziamenti a rubinetto da Roma, Bruxelles o chissà da dove, come pure avevano dato gonfiamente a intendere alcuni improvvisatori, dei quali si dovrebbe dire male (per non dirlo con una parola sola). Insomma, non diventeremo una gaudente San Francisco in riva all’Adriatico, non ci accadrà.


All’origine del nostro sì alla Nuova Pescara non vi è stato, però, mai nulla di tutto questo.
Non abbiamo mai subito la vertigine dei numeri a crescere, non abbiamo mai pensato che aumentare il patrimonio dell’anagrafe sia un valore in sé, semmai il contrario.
Giuseppe De Rita, intervenendo a un convegno che organizzammo come Fondazione Europa Prossima nel 2011, ci ha ricordato che la grandezza delle città sta nelle funzioni che svolgono, non nei numeri di coloro che la abitano. Aggiungo che sono certo che i primi dieci anni della vita del nuovo comune vedranno certamente un aumento dei problemi e delle difficoltà rispetto a quelle odierne e conseguenti disagi per i cittadini. Gli inizi sono sempre tormentati, chi lo nega inganna le persone.
Sono altre le ragioni che hanno motivato il nostro lavoro nel cantiere legislativo che ha portato alla norma regionale che istituisce il comune di Nuova Pescara.

La prima ragione sta nel cuore stesso della democrazia: centomila cittadini si sono autoconvocati per dire che vogliono questa nuova città. È un mandato straordinario, unico nel suo genere, che nessuno che abbia una responsabilità istituzionale può permettersi di ignorare.


La seconda ragione sta nel fatto che questa nuova città potrà finalmente permettere il superamento dei contrasti tra amministrazioni che negli ultimi anni hanno scommesso sulla competizione e la duplicazione e la triplicazione delle infrastrutture, degli eventi, dei servizi, sciupando risorse che si fanno sempre più ridotte e irripetibili.


La terza ragione è uno sviluppo della precedente e il suo inveramento: la Nuova Pescara sarà la cornice in cui saranno liberate e valorizzate le peculiarità dei tre soggetti originari che diventeranno il fondamento per le funzioni nuove che svolgerà la città che nasce.


Il punto centrale è il progetto di fusione: su questo deve elevarsi la riflessione e il contributo delle migliori intelligenze e professionalità. Solo una regia puntuale e ambiziosa delle regole e degli obiettivi della fusione può aprire il varco a cosa dovrà essere la nuova città, quale missione si propone nello scenario medio adriatico, quali servizi aggiuntivi potrà offrire ai cittadini. Sul modello delle Zes, le zone economiche speciali, potremmo pensare a fare della Nuova Pescara una città a burocrazia zero per le iniziative innovative per coniugano lo sviluppo e la sostenibilità.

Possiamo chiamare a raccolta le migliori competenze per dare concretezza a un progetto che può diventare un riferimento nazionale e la ragione di flessibilità e opportunità aggiuntive. Come scrivevo sopra non è nella finanza a rubinetto che possiamo confidare, ma nella qualità dei progetti.
Su tutto questo è prezioso e insostituibile il contributo dell’Università, e anche da questo punto di vista l’intervento di Trinchese ci dimostra che c’è nell’ateneo un fermento di pensiero che rappresenta un’ala preziosa per questo progetto.


Un progetto nel quale non possiamo non riconoscere la più autentica tradizione del nostro territorio, innervato dall’incrocio del fiume e del mare. Siamo nati per unire, questa è la nostra storia, questo il nostro più promettente futuro.

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